Secondo i dati rilasciati dall’Istituto Superiore di Sanità, in Italia si contano circa 200mila casi ogni anno di ictus, di cui l’80% sono nuovi episodi e il 20% recidive. Si tratta della terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. Oggi, nel nostro Paese, sono circa 900mila i soggetti che, a seguito di un ictus, sono sopravvissuti con esiti più o meno invalidanti.
Per queste persone, dunque, si tratta di convivere con menomazioni talvolta permanenti per le quali è molto importante anche una adeguata riabilitazione. Il processo riabilitativo che inizia già in ospedale è finalizzato ad una buona ripresa del paziente che, dopo la fase acuta, deve reinserirsi in famiglia così da tornare a svolgere una vita il più possibile attiva.
Nella struttura riabilitativa, dove il paziente deve seguire un percorso personalizzato, sono diverse le figure che attuano il progetto terapeutico. Una presa in carico del paziente completa che contempla: l’assistenza medica, la cura della persona, fisioterapia, logopedia, neuropsicologia, nutrizione, terapia occupazionale , consulenza psicologica e sociale.
La riabilitazione può durare settimane o mesi e in alcuni casi, seppur rari, anche un anno. Gli obiettivi di una corretta riabilitazione sono volti a migliorare la mobilità – nel caso di una paralisi di metà del corpo o del viso -, la difficoltà di deambulazione, disturbi del linguaggio e della deglutizione, disturbi della sensibilità , della vista, della percezione, disturbi della memoria e comportamentali , alterazioni del tono dell’umore.
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